venerdì 16 settembre 2011

Intervista al professor Pietro Zangani

Pubblico il testo di una intervista che mi ha rilasciato il professor Pietro Zangani, medico legale dell'Università degli studi di Napoli che il 10 novembre 1975 collaborò (assieme al professor Achille Canfora, oggi deceduto; n.d.r.) all'autopsia sui Santangelo e, qualche giorno dopo, sul loro cagnolino Dick.


-Professore, la ringrazio molto per aver deciso di concedermi questa intervista.
Grazie a lei.

-Professor Zangani, nel verbale dell'autopsia (divulgato pubblicamente dalla trasmissione tv "Telefono Giallo" nel 1988) risultano riportati i seguenti dati in merito all'analisi degli organi genitali di Angela Santangelo: "Utero di forma e volume normale; sulla vagina un tampone lievemente imbibito di sangue verosimilmente mestruale; nell'ovaio destro, la presenza di un corpo luteo emorragico". Li può confermare?
Si, assolutamente. Questi dati indicavano che la ragazza era in fase mestruale quando fu uccisa.

-Nel corso della trasmissione, però, il professor Bruno Pannaian (il medico legale che fu consulente della difesa dell'ex imputato Domenico Zarrelli e che fu presente in studio) dichiarò che era necessario effettuare anche altri accertamenti sugli organi genitali di Angela Santangelo: quelli cioè deputati a stabilire se la ragazza aveva abortito o meno. Questi esami, disse il professor Pannain, invece non furono fatti. Perché, professor Zangani?
Semplicemente perché io ed il mio collega Achille Canfora non trovammo nulla, nel corso dell'autopsia sulla ragazza, che ci fece pensare all'eventualità di un aborto o che fece nascere in noi tale sospetto. Nessun aumento di volume dell'utero e nessun frammento principalmente. Nulla, quindi, che potesse avallare l'ipotesi di un aborto.

-Professore, negli atti investigativi le due coltellate che l'assassino aveva inferto all'epigastrio di Angela Santangelo (e che interessarono anche il sottocute della ragazza) furono definite "un sondaggio eseguito da un individuo che era conoscitore dei fenomeni della vita e della morte" (relazione del 16/06/'77 del dottor Mariano Barrea, funzionario di polizia; n.d.r.). Questo che cosa vuol dire: che l'assassino poteva avere conoscenze in campo medico e che c'era un motivo particolare nell'aver dato queste due coltellate all'epigastrio della ragazza, visto che al padre e alla matrigna fu risparmiato questo sfregio?
No, vuol dire solamente che l'assassino lo fece per verificare se la ragazza era viva o morta. Ritengo che un gesto come questo è alla portata di tutti e non solo di chi ha conoscenze nel campo della medicina. Evidentemente il padre e la matrigna della ragazza non hanno subìto lo stesso trattamento perché, nel loro caso, l'assassino aveva già la certezza di averli uccisi.

-Professore, l'autopsia permise di stabilire con che tipo di corpo contundente e con che tipo di oggetto da punta e taglio furono colpite le tre vittime? è importante per cercare di capire se il triplice delitto fu premeditato
Sinceramente, dopo così tanti anni, non ricordo se io e Canfora riuscimmo a a farci una idea precisa sulla questione che lei ha poc'anzi evidenziato. Bisognerebbe consultare la nostra perizia del 1975. Stabilimmo comunque che si trattava di mezzi d'attacco che avevano fatto parte dell'abitazione dei Santangelo e che il corpo contundente era da identificare come un pesante sopramobile. Quindi si trattò sicuramente di un triplice delitto non premeditato. L'assassino non aveva portato con se qualcosa per aggredire e uccidere le vittime (nella puntata di "Telefono Giallo" dedicata al caso di via Caravaggio [23 dicembre 1988] c'è una conferma a quanto ha dichiarato in questa intervista il professor Pietro Zangani: in trasmissione, infatti, Zangani affermò che le vittime furono in primo momento aggredite con un corpo contundente che faceva parte dell'arredamento della loro abitazione. Più precisamente si trattò, disse il professore in quella trasmissione televisiva, o del basamento di una statuetta oppure del basamento di un fermacarte; n.d.r.).

-Angela Santangelo riportò una ecchimosi escoriata alla mano destra. Fu la conseguenza di un tentativo, da parte della ragazza, di difendersi dall'assassino durante l'aggressione che lei subì?
Si, è possibile. Non si può escludere che fu la conseguenza di un tentativo di difesa della ragazza.

-Professore lei ricorda d'aver escluso con certezza che i segni individuati su una mano dell'ex imputato Domenico Zarrelli furono prodotti da un morso del cagnolino Dick?
Si, assolutamente. Io ed i miei collaboratori analizzammo quei segni e lo escludemmo con certezza. Erano del tutto incompatibili con l'ipotesi fatta dagli inquirenti su Domenico Zarrelli e cioè che fossero stati prodotti da un morso del cane. Oltre tutto accertammo nel corso dell'autopsia che il cane fu soffocato con una coperta in maniera estremamente rapida e non ebbe la possibilità di difendersi, aggredendo l'assassino.

-Solo sulla base dei dati autoptici, fu difficile stabilire quanti giorni prima del ritrovamento dei Santangelo c'era stato il triplice delitto?
Si, fu difficile. Più i cadaveri vanno in decomposizione più diventa complicato risalire al periodo del decesso.

-Quindi possiamo dire, professore, che l'assassino fece ritardare la scoperta della strage non solo per guadagnare tempo ma anche per ostacolare i rilievi medico legali?
Senz'altro si.

-Lei conferma, professore, che l'assassino aveva riempito la vasca da bagno con 15-20 centimetri d'acqua fredda prima di depositarvi dentro il cagnolino Dick, Domenico Santangelo e Gemma Cenname?
Si, le confermo questo dato. Tant'è vero che in primo momento il cane non fu trovato perché era immerso sul fondo della vasca da bagno, sotto l'acqua. Gli inquirenti pensarono che l'assassino aveva ucciso solo i Santangelo e che aveva portato via dall'appartamento il yorkshire Dick. Poi, il 13 novembre (5 giorni dopo la scoperta della strage), cercando sotto i liquami presenti nella vasca, gli addetti ai lavori trovarono anche la povera bestiola.

-Professore, dai dati autoptici si evince che la prima delle tre vittime a morire è stata Angela Santangelo e che è impossibile stabilire l'ordine cronologico del decesso di Domenico Santangelo e di Gemma Cenname. Questo vuol dire che la dinamica del triplice delitto potrebbe essere anche diversa da quella ufficiale?
Non direi. Fu aggredito e ucciso prima Domenico Santangelo, poi fu la volta di Gemma Cenname, infine quella di Angela, la ragazza.

-Professore, sono ancora conservati i reperti del triplice delitto?
Sicuramente. Ricordo di averne fatto portare via alcuni che provenivano dallo studio di Domenico Santangelo. Per poterlo sapere con precisione, bisognerebbe comunque fare ricerche presso l'archivio del Tribunale o della Procura di Napoli. Perché dopo tanti anni non posso ricordarlo con esattezza.

-Professore, secondo lei sarà possibile risolvere finalmente questo caso ricorrendo oggi alle nuove tecniche d'investigazione e alle nuove analisi sul DNA?
Francamente sono pessimista su questo punto. Sono passati tanti anni. Comunque un tentativo si può sempre fare.

-Grazie professore.
Grazie a lei e buona fortuna.

Nuovamente grazie professor Zangani. Molto gentile.
Le pare.

Daniele Spisso


Il professor Pietro Zangani, in una immagine video del 1988



mercoledì 14 settembre 2011

Il professor Bruno Pannain sull'autopsia del 1975

Il professor Bruno Pannain (oggi deceduto; n.d.r.) era un anatomopatologo dell'Istituto di medicina legale di Reggio Calabria. A fine novembre del 1975, quando Domenico Zarrelli fu incriminato per la strage di via Caravaggio, fu incaricato dal legale dell'indiziato (l'avvocato Mario Zarrelli, fratello di Domenico) di seguire, come consulente tecnico della difesa, i rilievi autoptici sulle tre vittime (eseguiti dai professori Achille Canfora e Pietro Zangani dell'Università degli studi di Napoli). Successivamente fu investito del ruolo di consulente del collegio difensivo di Domenico Zarrelli, nell'ambito dei processi penali a carico dell'imputato.

Questa è la dichiarazione che il professor Pannain rilasciò alla trasmissione tv "Telefono Giallo" (23 dicembre 1988) in merito (specificamente) agli esami che interessarono gli organi genitali di Angela Santangelo:

-L'eventualità di un aborto era un aspetto che andava approfondito indipendentemente da una ipotesi collegata ad un movente passionale che poteva riguardare Angela e l'assassino. Perchè ogni volta che si esegue un esame autoptico su una donna, specie se è giovane, si osservano con particolare attenzione gli organi genitali [...] Nel verbale dell'autopsia di Angela Santangelo vengono descritti gli organi genitali: utero di forma e volume normale; nella vagina un tampone lievemente imbibito di sangue verosimilmente mestruale [il tampone fu trovato in realtà poggiato sulla vagina della ragazza e non al suo interno; n.d.r.]; in uno degli ovai [quello destro; n.d.r.], la presenza di un corpo luteo emorragico. Tutto questo vuol dire molto poco. Vuol dire che, indipendentemente da questi rilievi, era necessario e opportuno eseguire ulteriori accertamenti, che non risulta vennero fatti. Io non posso sapere se i colleghi Canfora e Zangani abbiano eseguito queste ulteriori indagini ma posso dire che in mia presenza e nella relazione che i periti presentarono, oltre a riportare il verbale dell'autopsia, nelle indagini di laboratorio (che pure sono molto schematicamente e chiaramente indicate ed esposte), non risulta più alcun accenno a indagini eseguite sugli organi genitali [...] probabilmente è vero che i corpi erano ridotti in condizioni tali da rendere difficili queste analisi però certamente non vi era nessun elemento per affermare (come, invece, ad un certo momento del processo Zarrelli fu detto) che Angela Santangelo non aveva abortito. In definitiva, gli elementi sono pochi per poter escludere un aborto della ragazza-

Il conduttore Corrado Augias invitò il professor Pannain a fornire una interpretazione sulle due coltellate in regione epigastrica che l'omicida assestò ad Angela Santangelo. In particolar modo perchè negli atti istruttori, quei due colpi, vennero definiti (in una relazione depositata presso la Procura di Napoli il 16 giugno 1977 da un funzionario di polizia, il dottor Mariano Barrea, oggi deceduto)  -due ferite da punta e taglio all'epigastrio, che andavano giù fino al sottocutaneo, come una specie di "sondaggio" eseguito da una persona esperta dei fenomeni della vita e della morte-

il professor Pannain lo interpretò così:

-Si trattava di lesioni non vitali. Quindi le due incisioni all'epigastrio furono eseguite quando la vittima era già deceduta perchè non ci fu fuoriuscita di sangue, non ci fu emorragia. Evidentemente chi fece quelle incisioni voleva però controllare se la ragazza era viva o morta. Non posso escludere nessuno su questa capacità di controllo. Quindi ritengo capace di simili valutazioni sia un soggetto che non appartiene alla classe medica sia un soggetto che appartiene alla classe medica-

Daniele Spisso


Il professor Bruno Pannain, in una immagine video del 1988

sabato 10 settembre 2011

Rassegna stampa sul caso

"Il Corriere della sera", 10 novembre 1975 (la notizia sulla strage di via Caravaggio); in foto: Domenico Santangelo, Gemma Cenname, Angela Santangelo
 
"La Stampa", 11 novembre 1975 (la notizia sulla strage di via Caravaggio-articolo di Giuseppe Fedi); in foto: Domenico Santangelo, Gemma Cenname, Angela Santangelo

 
                                  
                                                     
"La Stampa", 12 novembre 1975 (una segnalazione su un uomo mai identificato-articolo di Giuseppe Fedi); in foto: Nicola Sceral, il fidanzato di Angela Santangelo

"La Stampa", 13 novembre 1975 (una notizia che però non avrebbe trovato riscontro-articolo di Giuseppe Fedi)

"La Stampa", 30 marzo 1976 (la notizia dell'arresto di Domenico Zarrelli, il nipote di Gemma Cenname-articolo di Adrìaco Luise)

"La Stampa", 19 aprile 1978 (la notizia sulla discussione finale del Pubblico ministero Liborio Di Maio [oggi deceduto; n.d.r.] al processo presso la Corte d'Assise di Napoli a carico di Domenico Zarrelli-articolo di Adrìaco Luise) *Il Pubblico ministero Liborio Di Maio era il cugino del sostituto Procuratore Fausto Esposito, il magistrato che intervenne nell'appartamento della strage di via Caravaggio la sera in cui il tragico fatto fu scoperto, l'8 novembre 1975

"La Stampa", 3 maggio 1978 (la notizia sulla discussione finale dell'avvocato Mario Zarrelli, fratello e legale di Domenico Zarrelli, al processo presso la Corte d'Assise di Napoli-articolo di Adrìaco Luise)

"La Stampa", 10 maggio 1978 (i giudici della Corte d'Assise di Napoli, presieduta dal giudice dottor Marino Lo Schiavo, entrano in Camera di consiglio per stabilire ed emettere la sentenza di primo grado a carico di Domenico Zarrelli-articolo di Adrìaco Luise); in foto: Domenico Zarrelli

"La Stampa", 10 maggio 1978 (dopo una camera di consiglio durata dalle ore 11:30 alle ore 21:30 del 9 maggio, la Corte d'Assise di Napoli condanna in primo grado Domenico Zarrelli all'ergastolo per la strage di via Caravaggio-aggiornamento della redazione)


"La Stampa", 8 marzo 1981 (la notizia dell'assoluzione in secondo grado per insufficienza di prove emessa nei confronti di Domenico Zarrelli, due giorni prima, dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli. L'articolo cita un libro, "Il giorno degli assassini" [edito da Mondadori], che lo scrittore Carlo Bernari dedicò nel 1980 al caso della strage di via Caravaggio) *Domenico Zarrelli verrà poi assolto con formula piena dalla Corte d'Assise d'Appello di Potenza il 9 gennaio 1984 e dalla Corte di Cassazione a Roma il 18 marzo 1985

 

venerdì 9 settembre 2011

Le due testimonianze all'interno del palazzo della strage

Due sono le testimonianze, interne al palazzo di via Caravaggio 78 (raccolte negli uffici della Squadra Mobile di Napoli, il pomeriggio dell'11 novembre 1975, dal Sostituto Procuratore della Repubblica incaricato, dottor Italo Ormanni), che permettono di stabilire tre cose importanti: la strage si è verificata esattamente la notte tra il 30 ed il 31 ottobre; il fatto ha avuto luogo a partire dalle 23:30; l'appartamento è stato definitivamente ed effettivamente chiuso alle 5 del mattino del 31 ottobre.

I testimoni in questione sono due inquiline dello stabile: le signore Caterina Simonelli (all'epoca in servizio presso la base militare statunitense Nato di Agnano [Napoli] come segretaria del Comandante delle Forze alleate) e Beatrice Putti (quest'ultima è la figlia dei portieri che erano in servizio presso il condominio quando ci fu il triplice delitto, Ugo Putti e sua moglie Flora Testa, adesso entrambi deceduti). La Simonelli e la Putti abitavano al terzo piano, l'una vicino all'altra, in posizione sottostante a casa Santangelo.

-Caterina Simonelli (la sua camera da letto era situata in posizione sottostante alla cucina e a parte del corridoio di casa Santangelo): la sera del 30 ottobre 1975, la testimone va a dormire presto. Alle 23:30 il suo sonno s'interrompe (e ricorda bene l'orario perchè guardò la sveglia di lato a lei) perchè sente un grido soffocato di donna e un tonfo. Successivamente avverte una serie di rumori strani che durano fino all'1:00 del mattino. Tra l'1:00 e le 3:00 il baccano sembra essere cessato. Tra le 3:00 e le 5:00 riprendono gli strani rumori: prodotti da passi decisi, che proseguono avanti e indietro per tutto l'appartamento dei Santangelo e che non fanno nulla per nascondere la loro presenza. In più, la signora Simonelli avverte la sensazione che lungo il pavimento di casa Santangelo fosse trascinato qualcosa di pesante. C'è inoltre un dettaglio molto importante che necessariamente va menzionato: la signora Simonelli ebbe l'impressione che (tra le ore 3:00 e le ore 5:00 del 31 ottobre) a muoversi nell'appartamento durante la "seconda fase" del massacro non ci fosse una sola persona ma due persone. Due persone che si muovevano contemporaneamente ma da punti differenti di casa Santangelo.

La mattina dopo (31 ottobre) la Simonelli parla di tutto ciò al marito (Felice Simonetti, nel 1975 dipendente dello stabilimento "Ferrero" di Casoria [Napoli]. Deceduto nel 2006; n.d.r.) perchè, a causa di quei rumori e di quei passi, ha dormito poco e male e si è svegliata al mattino con il mal di testa.

-Beatrice Putti (la sua camera da letto era situata in posizione sottostante alla stanza-studio di Domenico Santangelo): verso l'1:00 del mattino (31 ottobre), mentre dorme, viene svegliata dalla sua bambina (intravede l'orario sulla sveglia). Poco tempo dopo, sente degli strani rumori provenire dal piano di sopra. Rumori prodotti come da qualcosa di pesante che viene spostato da un punto all'altro dell'appartamento dei Santangelo.
Subito dopo sente rumori di passi: come se qualcuno si sta allontanando dall'abitazione delle vittime.

La Putti si riaddormenta un attimo dopo e non ha più modo di svegliarsi, fino alla mattina.

*La signora Caterina Simonelli è deceduta nel 2005; la signora Beatrice Putti è stata rintracciata ma ha rifiutato un breve colloquio informale con il sottoscritto.

Daniele Spisso

giovedì 8 settembre 2011

I luoghi della vicenda (ieri ed oggi)


             Ieri-Dopo l'edificio in primo piano si può notare il lato sinistro del palazzo di   via Caravaggio nel quale si consumò la strage dei Santangelo

Ieri-Il lato sinistro del palazzo di via Caravaggio 78 nel quale si consumò la strage dei Santangelo

Ieri-Dopo i tre alberi sullo sfondo, il palazzo di via Caravaggio 78 nel quale si consumò la strage dei Santangelo

Ieri-I balconi del lato anteriore del palazzo di via Caravaggio 78 nel quale si consumò la strage dei Santangelo

Ieri-Il secondo balcone in alto, a sinistra (lato anteriore del palazzo di via Caravaggio 78), è quello che corrispondeva all'appartamento dei Santangelo, nel quale si consumò la strage

Oggi-Il palazzo di via Caravaggio 78, nel quale si consumò la strage dei Santangelo. L'appartamento (interno 21) era al quarto piano (quarto balcone sulla sinistra). Sulla strada, dava la finestra della camera personale di Angela (la sera dell'8 novembre 1975, i vigili del fuoco adoperarono una scala mobile per raggiungere quella finestra ed entrare nell'appartamento). Da chi abita lì intorno, e conosce bene la vicenda, il condominio è definito, ancora oggi, come "Il palazzo dei morti"

Oggi-Il portone d'ingresso del palazzo della strage (degli inquilini del 1975 è rimasta soltanto la signora Beatrice Putti, la figlia dei portieri che erano in servizio presso il condominio quando ci fu il triplice delitto, Ugo Putti e Flora Testa)

                              Oggi-Quello che nel 1975 era il balcone dei Santangelo (l'appartamento dei Santangelo, costituito all'epoca da due abitazioni che erano stati unite, oggi è tornato ad essere diviso in due interni separati. Uno dei due [precisamente quello al quale corrisponde il balcone che si vede in foto] è occupato da altri inquilini; l'altro invece [completamente ristrutturato e il cui balcone affaccia sul retro del palazzo] è nella proprietà degli eredi di Domenico Santangelo. Gli eredi di Domenico Santangelo risiedono a Roma e tornano a Napoli ogni tanto. La metà appartamento di loro proprietà non è stata mai occupata da altri inquilini). La finestra più grande, subito prima del balcone, è quella dalla quale si affacciò l'assassino la notte della strage, imbrattando il davanzale con le mani macchiate di sangue.

Oggi-Il cancello che si nota in primo piano era la porta d'ingresso del locale Il Rifugio, negli anni '70 luogo di ritrovo di alcuni giovani della Napoli bene. Il locale era all'inizio una abitazione privata. Poi fu parzialmente adibita a pub dai suoi occupanti. A destra c'è il portone d'ingresso del palazzo di via Caravaggio 78. Il quarto balcone a sinistra, partendo dal basso, era quello di casa Santangelo. Il Rifugio chiudeva sul tardi. Forse per questo motivo l'assassino attese le 5 del mattino prima di andare via.

Oggi-La finestra della camera da letto matrimoniale dei Santangelo, "teatro" dell'assassinio della giovane Angela

Oggi-Come si nota, la finestra dalla quale si affacciò l'assassino con le mani macchiate di sangue dava su via Caravaggio e su una parte del lato esterno del locale Il Rifugio



                                 
Oggi-Viale di Augusto 5/7 (Napoli): l'agenzia 18 del Banco di Napoli presso la quale Gemma Cenname si recò assieme ad un suo parente e amico (il generale medico Bruno De Lillo), nel mese di luglio del 1975, per aprire un conto corrente e affittare una cassetta di sicurezza dentro la quale depositare titoli e gioielli. Presso l'agenzia la Cenname avrebbe in seguito voluto depositare anche l'argenteria e la biancheria di maggior valore


Oggi-La palazzina di via Mario Fiore 49 (Napoli) nella quale Gemma Cenname aveva, al terzo piano, uno studio-abitazione, poi diventato solo studio da ostetrica quando (nell'ottobre 1974) andò a vivere con Domenico Santangelo e con la figlia di lui, Angela, in via Caravaggio 78. Lo studio non era molto frequentato e negli ultimi tempi Gemma Cenname vi si recava raramente. La sera dell'8 novembre 1975, il nipote della donna, l'avvocato Mario Zarrelli (avvisato dalla clinica "Villa del Pino" dell'assenza prolungata dal posto di lavoro della signora Cenname e della mancanza di notizie presso casa Santangelo), si recò in questa palazzina con la moglie, Elisa Testa, e con una sua cugina, Fausta Cenname, dopo essere stato già in via Caravaggio (constatando di persona l'effettivo ed inspiegabile silenzio di un appartamento muto da 9 giorni) prima di andare a denunciare la scomparsa dei Santangelo in Questura. L'avvocato si recò in via Fiore perchè voleva vedere (dopo essersi consultato con i parenti di Domenico Santangelo) se era possibile trovarvi all'interno un doppione delle chiavi dell'appartamento di via Caravaggio (per evitare di dover buttare giù la porta d'ingresso) e poi perchè (su iniziativa e consiglio di sua cugina Fausta) doveva prendere in custodia alcuni documenti che riguardavano la vita privata della zia (trascorsi passionali della donna), per tutelarne la privacy nell'eventualità che le fosse successo qualcosa. L'avvocato Mario Zarrelli entrò nello studio-abitazione di sua zia Gemma adoperando una copia di chiavi dell'appartamento di via Fiore posseduta da sua madre, Evelina Cenname, sorella di Gemma

Oggi-La sede dell'ex clinica "Villa del Pino", al corso Vittorio Emanuele 494 (Napoli), presso la quale Gemma Cenname esercitava la sua professione di ostetrica

Oggi-Via Saverio Baldacchini (Napoli): la strada lungo la quale Domenico Santangelo lasciò in sosta, il 30 ottobre 1975 mattina, la sua Lancia Fulvia berlina amaranto. La vettura era in avaria. L'auto fu trovata il 10 novembre 1975 da una pattuglia della polizia
 
 La porta dell'ascensore: pianerottolo del 4° piano di via Caravaggio 78
 
Le due porte dell'appartamento di casa Santangelo (4° piano - via Caravaggio 78): casa Santangelo era costituita da due appartamenti unificati. La porta situata frontalmente rispetto a chi osserva la foto era quella di servizio: immetteva sul lungo corridoio centrale che attraversava la camera personale di Angela, il tinello, il bagno di servizio, la camera da letto matrimoniale
 
La porta di destra di casa Santangelo (4° piano - via Caravaggio 78): questa era la porta dell'ingresso principale. Oltrepassandola ci si immetteva in un'anticamera. Dopo l'anticamera si accedeva allo studio di Domenico Santangelo. Fu al campanello (posto più a destra, sul muro) di questa porta che suonò l'assassino la sera del 30 ottobre 1975 verso le ore 23:30. Ad aprirgli fu Domenico Santangelo. Chiusa questa porta, l'assassino e Domenico Santangelo superarono l'anticamera ed entrarono nello studio
 
 



mercoledì 7 settembre 2011

L'appartamento del delitto (riproduzioni grafiche)



La piantina dell'appartamento dei Santangelo (l'abitazione era molto ampia, sui 180 metri quadri. Si trattava infatti, in origine, di due appartamenti che poi erano stati uniti. L'interno era composto da 5 vani più doppi accessori e aveva due porte di accesso, sul lato sinistro del pianerottolo del quarto piano del condominio: una porta centrale, che era l'ingresso principale e che immetteva nel lungo corridoio che attraversava l'abitazione fino alle stanze di servizio e una porta laterale sulla destra, che era l'ingresso di servizio e che immetteva in una saletta-disimpegno che precedeva la stanza-studio di Domenico Santangelo). In alto a destra: lo studio nel quale Domenico Santangelo fu aggredito e ucciso, assieme al cagnolino Dick; in alto a sinistra: la cucina nella quale Gemma Cenname fu aggredita e uccisa; in linea retta con il corridoio centrale (in fondo, a sinistra della foto): il bagno padronale nel quale furono trovati i cadaveri dei due coniugi e la carogna del cagnolino; in basso a sinistra: la camera da letto dei Santangelo nella quale Angela fu aggredita e uccisa. La camera da letto personale di Angela si trovava vicino all'ingresso dell'abitazione, in basso a destra

                                                                                 
La piantina della parte di casa Santangelo comprensiva del corridoio (lato destro - striscia di sangue sottile, prodotta dal trascinamento del corpo di Domenico Santangelo dallo studio al bagno padronale), della cucina (prima stanza a sinistra - imbrattamento ematico ampio, prodotto dal trascinamento del corpo di Gemma Cenname dalla cucina al bagno padronale, con un plaid), del bagno padronale (stanza nella quale la striscia di sangue sottile e l'imbrattamento ematico doppio confluiscono, unendosi), della camera da letto matrimoniale (stanza in basso a sinistra - imbrattamento ematico sull'uscio, causato da una sosta del corpo di Angela Santangelo sul pavimento, dopo aver subìto violenti colpi letali al capo)
                                         
Dettaglio 1-Le tracce di sangue che indicano il trascinamento del corpo di Domenico Santangelo dallo studio al bagno padronale, attraversando il corridoio

Dettaglio 2-Le tracce di sangue che indicano il trascinamento, mediante un plaid, del corpo di Gemma Cenname, dalla cucina al bagno padronale (in basso a destra, si nota la striscia ematica sottile prodotta dal precedente trascinamento del corpo di Domenico Santangelo fino al bagno)

Dettaglio 3-L'ampia pozza di sangue sul pavimento della camera da letto dei Santangelo indica che Angela è stata aggredita e uccisa in quel punto della stanza. Il quadrato a sinistra della foto rappresenta il letto; la macchia di sangue più ridotta che si trova nel quadrato indica la posizione del corpo di Angela sul letto stesso (di traverso, orizzontale).

La scena del delitto (foto)

Lo studio di Domenico Santangelo (la stanza nella quale Domenico Santangelo fu aggredito e ucciso e nella quale fu soffocato il cagnolino Dick. Nel riquadro in primo piano, le bottiglie di whisky e di brandy sulle quali furono trovate impronte digitali non appartenenti alle tre vittime)-foto 1
 
Lo studio di Domenico Santangelo (la stanza nella quale Domenico Santangelo fu aggredito e ucciso e nella quale fu soffocato il cagnolino Dick. Nel riquadro in primo piano, le bottiglie di whisky e di brandy sulle quali furono trovate impronte digitali non appartenenti alle tre vittime)-foto 2
 
Le bottiglie di whisky e di brandy sulle quali furono trovate impronte digitali non appartenenti alle tre vittime

Lo studio di Domenico Santangelo-foto 2
 
Lo studio di Domenico Santangelo-foto 1 a colori
 
Lo studio di Domenico Santangelo-foto 2 a colori (particolare 1 del mobile-radio e del pavimento macchiato di sangue. Sotto il lato sinistro del mobile-radio l'imbrattamento ematico è abbondante)
 
Lo studio di Domenico Santangelo-foto in bianco e nero (particolare 2 del mobile-radio e del pavimento macchiato di sangue)

Il corridoio e il sangue prodotto dal trascinamento del corpo di Domenico Santangelo-foto 1

Il corridoio e il sangue prodotto dal trascinamento del corpo di Domenico Santangelo-foto 2 (l'allargarsi, a metà corridoio, della traccia di sangue potrebbe significare che l'assassino ha fatto una sosta di qualche istante, lasciando il corpo fermo in quel punto del pavimento, prima di riprendere a trascinarlo verso il bagno)

Dettaglio della traccia di sangue prodotta dal trascinamento del corpo di Domenico Santangelo, allargatasi in un punto del corridoio. Indice del fatto che lì l'assassino operò probabilmente una pausa
 
La cucina (nella quale Gemma Cenname fu aggredita e uccisa)-foto 1 (il "punto di vista" che si aveva dando le spalle all'ingresso della cucina. La sedia che si nota a destra è quella sulla quale era seduta Gemma Cenname)
 
La cucina "vista dall'ingresso" (nella quale Gemma Cenname fu aggredita e uccisa)-foto 2
 
La cucina "vista" dal lato opposto all'ingresso (nella quale Gemma Cenname fu aggredita e uccisa)-foto 3 e 4 (la traccia di sangue è ampia, spessa perchè l'assassino ha trascinato il corpo di Gemma Cenname, dalla cucina al bagno padronale, adoperando un plaid)
 
La cucina (nella quale Gemma Cenname fu aggredita e uccisa)-foto 5 (ingrandimento dell'ingresso, del lato destro del tavolo, della sedia corrispondente al posto di Gemma Cenname, dell'ampia e spessa traccia di sangue sul pavimento)
 
Impronta insanguinata della suola di scarpa dell'assassino sul pavimento della cucina-1

Impronte (foto stretta) insanguinate delle suole di scarpa dell'assassino sul pavimento della cucina-2

Impronte (foto larga) insanguinate delle suole di scarpa dell'assassino sul pavimento della cucina-3

Ampio imbrattamento ematico provocato dal trascinamento (operato con un plaid) del corpo di Gemma Cenname dalla cucina al bagno padronale - dettaglio (1) del pavimento del corridoio, tra la cucina (situata prima del mobiletto laterale) e il bagno padronale (situato dopo il mobiletto laterale)

Ampio imbrattamento ematico provocato dal trascinamento (operato con un plaid) del corpo di Gemma Cenname dalla cucina al bagno padronale - dettaglio (2) del pavimento del corridoio, tra la cucina (situata prima del mobiletto laterale) e il bagno padronale (situato dopo il mobiletto laterale)
 
Ampio imbrattamento ematico provocato dal trascinamento (operato con un plaid) del corpo di Gemma Cenname dalla cucina al bagno padronale - dettaglio (3) in bianco e nero del pavimento del corridoio, tra la cucina (il cui ingresso è coperto dal mobiletto) e il bagno padronale (il cui visibile ingresso è subito dopo il mobiletto, a sinistra della foto) / La piccola freccia in basso a destra indica la sottile scia di sangue provocata dal trascinamento del corpo di Domenico Santangelo dallo studio al bagno padronale. Lo studio, infatti, si trovava in fondo al corridoio che inizia a destra di questa fotografia
 
Ampio imbrattamento ematico provocato dal trascinamento (operato con un plaid) del corpo di Gemma Cenname dalla cucina al bagno padronale - dettaglio (4) a colori del pavimento del corridoio, tra la cucina (il cui ingresso è coperto dal mobiletto) e il bagno padronale (il cui visibile ingresso è subito dopo il mobiletto, a sinistra della foto)
 
L'ingresso dell'anticamera del bagno padronale (l'imbrattamento ematico sottile frontale, provocato dal trascinamento del corpo di Domenico Santangelo, si unisce all'ampio imbrattamento ematico da sinistra, provocato dal trascinamento del corpo di Gemma Cenname)
 
L'ingresso del bagno padronale (nel quale fu trasportata la carogna del cagnolino Dick e trascinati i corpi di Domenico Santangelo e di Gemma Cenname)-foto 1

Il bagno padronale-foto in bianco e nero

Il bagno padronale-foto a colori 1
 
Il bagno padronale-foto a colori 2

La vasca da bagno con dentro i corpi di Gemma Cenname e di Domenico Santangelo e la carogna del cagnolino Dick (l'assassino ha riempito la vasca con 15-20 centimetri d'acqua fredda)
 
Ingrandimento del particolare della schiena di Gemma Cenname, adagiata nella vasca del bagno padronale a faccia in giù, sul corpo del marito Domenico Santangelo
 
Ingrandimento del particolare del braccio e della mano destra di Gemma Cenname
 
 Ingrandimento del particolare del bordo laterale destro della vasca del bagno padronale, abbondantemente imbrattato di sangue-foto 1
 
 Ingrandimento del particolare del bordo laterale destro della vasca del bagno padronale, abbondantemente imbrattato di sangue-foto 2
 
Un piede di Domenico Santangelo, infilato nella scarpa. Bordo laterale sinistro della vasca del bagno padronale
 
La vasca del bagno padronale (nella vasca si nota il plaid adoperato dall'assassino per trascinare dalla cucina al bagno il corpo di Gemma Cenname e si nota il corpo di Domenico Santangelo, a torso nudo)
 
L'immagine del pavimento della camera da letto matrimoniale (il "punto di vista" che si aveva avendo alle spalle l'ingresso della stanza. La vestaglia che copre l'ampia pozza di sangue era sul punto del pavimento situato "ai piedi" del letto matrimoniale, sul quale si trovava il corpo senza vita di Angela Santangelo, avvolto in lenzuola e coperte)
 
Ingrandimento del particolare del punto del pavimento della camera da letto matrimoniale, imbrattato di sangue, davanti al "piede" destro del letto.
 
La camera da letto dei Santangelo (la stanza nella quale Angela Santangelo fu aggredita e uccisa. Il corpo di Angela era steso di traverso sul letto, nascosto sotto la coperta e alcune lenzuola. I piedi erano rivolti verso la finestra, la testa verso l'ingresso della stanza. Sul pavimento, subito dopo l'ampia pozza di sangue, si può notare una vestaglia. La vestaglia fu trovata, al momento del sopralluogo, sulla pozza di sangue, come è dimostrato attraverso la penultima foto antecedente a questa)
 
Le lenzuola che avvolgono il corpo senza vita di Angela-foto 1 in bianco e nero
 
Le lenzuola che avvolgono il corpo senza vita di Angela-foto 2 in bianco e nero
 
Le lenzuola che avvolgono il corpo senza vita di Angela-foto a colori

Un'impronta di scarpa (numero 41-42) lasciata dall'assassino vicino al letto sul quale adagiò il corpo di Angela, nell'ampia pozza di sangue sul pavimento

Il davanzale della finestra del soggiorno (lato esterno) sul quale si è appoggiato l'assassino con le mani macchiate di sangue

Un altro dettaglio del davanzale della finestra del soggiorno (lato esterno)-foto 1

Un altro dettaglio del davanzale della finestra del soggiorno (lato esterno)-foto 2

Il davanzale della finestra del soggiorno (lato interno)

Tendaggio dell'appartamento, macchiato di sangue
 
(Sul tavolo bianco si notano cinque foto. Nello specifico: tre fotografie a colori che documentano le impronte di scarpa, "stampate" nelle macchie di sangue, presenti sul pavimento della cucina e della camera da letto matrimoniale di casa Santangelo; una fotografia in bianco e nero che documenta l'interno della vettura di proprietà di Domenico Santangelo; una fotografia in bianco e nero che documento una delle stanze di casa Santangelo - per l'esattezza un salotto)
 
La camera da letto di Angela Santangelo (l'assassino ha frugato nella borsa della ragazza, lasciandola poi sul letto, e probabilmente ha frugato anche nella scrivania, come è dimostrato dal primo cassetto aperto, a sinistra del letto)

La borsa di Angela Santangelo (l'assassino vi ha frugato dentro lasciandola poi aperta sul letto della ragazza)